Sembra uscita da un’altra dimensione con il suo design futuristico e aggressivo. Cromature lucenti in contrapposizione ai dettagli giallo cadmio, cura nei particolari ed elevata tecnologia sono le prime caratteristiche che si notano trovandosela di fronte. Ma cosa ci fa una moto negli stabilimenti WT? In casa Tosto le sorprese non finiscono mai: l’ultima notizia riguarda il lancio di una nuova attività, molto diversa dal core business attuale di produzione di componenti per impianti Oil & Gas.

Si tratta di un progetto che ha come scopo la realizzazione di moto, rivisitate in “chiave industriale”, nato grazie alla collaborazione con Officine Rossopuro, realtà artigianale abruzzese che da anni si occupa del restyling e della customizzazione di motociclette.

La sinergia tra le due imprese, un perfetto connubio di creatività, design e tecnologia, rende possibile la creazione di moto con un design unico ed inimitabile. A concretizzare questo obiettivo, il Managing Director Luca Tosto, il Designer di Officine Rossopuro, Filippo Barbacane ed il Capo Progetto Giovanni Caporrella.

Intervista a Luca Tosto

Com’è nata l’idea di creare una divisione Moto all’interno di un’azienda che si occupa di ben altro?
Tutto è iniziato circa un anno fa, durante uno dei miei viaggi in Russia, quando io e Mihail Dave, mio amico, nonché

collaboratore, uniti dalla passione per le moto, abbiamo gettato le basi per questo progetto.
Avevo in mente già da tempo di realizzare un prodotto di uso comune, conosciuto anche dai non esperti di componentistica industriale, per spiegare la nostra attività, le nostre competenze nell’ambito delle lavorazioni meccaniche e nell’utilizzo di materiali particolari. Avevo bisogno di un oggetto che parlasse di noi, raccontando chi siamo e cosa facciamo. Da qui, l’idea di creare il nostro primo gioiello su due ruote: la Lvpvs Alpha.

Come può una moto raccontare l’attività di un’azienda che non produce moto?
Attraverso forme e materiali: ogni dettaglio della moto parla di noi. Le forme delle sue parti si ispirano ai nostri manufatti ed i materiali scelti per realizzare i pezzi sono quelli con cui solitamente costruiamo apparecchi critici. Ad esempio i cerchi delle ruote riproducono le piastre tubiere degli scambiatori di calore, il manubrio è stato ricavato dal tubo di un condensatore, la griglia che riveste il serbatoio è stata ottenuta dalla parte interna dei reattori, il collettore di scarico ri

prende il design di un waste heat boiler e cosi via. Abbiamo utilizzato materiali nobili altamente resistenti, come ad esempio il cromo vanadio o il titanio che pesa circa la metà dell’acciaio ed è due volte più resistente dell’alluminio, ha ottime doti termiche e una maggiore resistenza alla corrosione. Il materiale Incoloy 800h, con il quale si producono i reattori, è stato utilizzato per le pinze dei freni, grazie alla sua resistenza alle altissime temperature, alla pressione e alla corrosione.

“Lvpvs Alpha” è il nome della vostra prima moto. Come mai tale scelta?
La figura del lupo mi accompagna fin da quando ero bambino. Mio padre mi chiamava “lupacchiotto” da piccolo, e “lupo” è rimasto il mio nomignolo anche dopo che sono cresciuto. Ma in generale è un animale che mi ha sempre affascinato per il suo atteggiamento fiero, per il suo temperamento forte e audace, il suo stile di vita all’interno del branco, proprio come i gruppi di motociclisti. L’ Alpha Lupus è l’esemplare predominante del branco, il leader. Trattandosi della prima moto da noi realizzata, la scelta del nome Lvpvs Alpha ci sembrava rispecchiasse pienamente le sue caratteristiche, assegnandole un’identità con la giusta importanza.

Chi si è occupato della realizzazione della moto?
Oltre al prezioso aiuto di Filippo Barbacane, Giovanni Caporrella ha ricoperto il ruolo di capo progetto e sono stati coinvolti tutti i dipartimenti aziendali. È stata una vera e propria arena di addestramento per i nostri reparti altamente qualificati che hanno dato prova di essere anche molto flessibili e versatili. Per me invece, oltre ad un sogno che si realizza, è stato puro divertimento.

Intervista a Filippo Barbacane

Come è nata la collaborazione con la Walter Tosto?Le cose importanti spesso nascono per caso e diventano sempre più interessanti, poiché la passione ed il cuore stimolano la fantasia, la creatività, senza limiti. Luca Tosto è un amico, ed era alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo a concretizzare un progetto ambizioso, che mettesse alla prova le capacità della propria azienda e delle proprie risorse : voleva realizzare una moto molto particolare. Io mi sono subito trovato in sintonia con lui, datosi che, nella mia mente circolava già da tempo la voglia di cimentarmi in qualcosa di mai realizzato.

Come è stato lavorare con il team della Walter Tosto?
Si potrebbe pensare che una grande azienda lavori unicamente in modo industriale, magari impersonale e mirato alla produttività. Con la WT è stato esattamente il contrario, forse per questo sono riuscito a dare completo sfogo alla mia fantasia; è stato come essere in mezzo ad amici di vecchia data o ad una grande famiglia, nella quale ognuno era pronto e disposto a dare una mano, un’ idea, una critica sempre costruttiva. Ho passato ore e ore fianco a fianco con Giovanni Caporrella a disegnare, creare, calcolare decine e decine di parti speciali, con il vigile aiuto di Luca a stimolarci e a non porre mai nessun limite alle nostre idee, talvolta un po’ folli.

In cosa il progetto della moto realizzata con la Walter Tosto si è differito dagli altri tuoi lavori?
Beh, questo lo si può percepire semplicemente guardando la moto, il livello tecnologico, l’uso di materiali innovativi e pregiati, le lavorazioni meccaniche e non, sono possibili solo in un ambiente caratterizzato da un’elevata ricerca tecnologica ma allo stesso tempo con una componente artigianale. La costruzione creativa della moto ha sempre seguito lo stesso iter però, un passo alla volta e non un disegno predefinito già dall’inizio; questo è un mio tipico modo di lavorare poiché mi lascia libero di non avere paletti da seguire e di poter pensare e ripensare ogni singolo aspetto della moto, cambiando idea, migliorando e evolvendo sempre. Inoltre l’ indispensabile aiuto di Giovanni Caporrella sul piano tecnico ha reso possibile la realizzazione di componenti a dir poco inimmaginabili in un contesto più artigianale come il mio.

Qual è stata la difficoltà maggiore?
Le difficoltà in una realizzazione così sono infinite, ma ho sempre trovato da parte del team la massima disponibilità a risolverle senza panico e senza preoccupazioni. Per ciò che mi riguarda, direi che la parte più difficile è stata l’elaborazione stilistica di così tante parti speciali; bisognava far si che ognuna fosse in equilibrio con le altre e che non sembrassero pezzi a se stanti. Spesso in un progetto creativo si hanno buone idee ma talvolta è difficile legarle assieme. Qui penso invece che ci siamo riusciti perfettamente.

Qual è stata la soddisfazione maggiore?
Poter lavorare ad un progetto di tale livello rappresenta una possibilità unica. Di moto così, al mondo ve ne sono poche e già questa è sicuramente la soddisfazione maggiore. Veder realizzata un’ idea che è cresciuta nella propria testa per mesi e mesi, durante il sonno o in un giro in moto, mentre si mangia o si passeggia, come un sogno coperto da nebbia che si dirada piano piano fino a scoprirsi e diventare realtà, questa è sicuramente una grande soddisfazione.

Quali sono le caratteristiche più significative della Lvpvs Alpha?
La Lvpvs Alpha è stata realizzata al 90% artigianalmente. Fanno eccezione solo il motore bicilindrico a V della Moto Guzzi California 1400 e una parte del telaio. Bassa, cattiva, aggressiva ma elegante allo stesso tempo. L’accostamento con il Lupo non è casuale, se la si guarda sembra un animale pronto al balzo, che sta per colpire. La Lvpvs Alpha è ricca di attenzioni ai particolari, la si può osservare per ore e trovare sempre qualcosa di nuovo.

Come dopo ogni lavoro portato a termine, è arrivata l’ora di trarre le tue conclusioni. Sei soddisfatto del risultato finale?
Non sono mai soddisfatto del mio lavoro al 100% poiché come tutti i progetti creativi c’è sempre spazio per un miglioramento, per un cambiamento. Quando si riflette sul design di un oggetto la fantasia segue dei percorsi, quindi si abbandonano delle strade e se ne intraprendono altre ma sicuramente in questo caso la sinergia con la WT, l’ottima collaborazione e le grandi conoscenze tecniche hanno reso tutto più semplice e mi hanno permesso di lavorare serenamente e liberamente. C’è da aggiungere che non sono poi mancati momenti divertenti e piacevoli, anche se sempre in un’ ottica seria e professionale, specialmente negli ultimi giorni di lavorazione quando il tempo stringeva e come sempre i piccoli problemi possono rallentarti ma uno spirito positivo e sempre costruttivo ha permesso di superare tutto, con una sana bevuta di vino e una mangiata di arrosticini a conclusione di mesi e mesi di duro lavoro. Per tutto ciò mi ritengo assolutamente soddisfatto e il risultato finale rispecchia l’idea che mi ero all’inizio prefissato, anzi diciamo superiore.

Intervista a Giovanni Caporrella

 

Come hai accolto la notizia del tuo incarico per il progetto?
Essendo anche io appassionato di moto, sono stato fin da subito molto entusiasta. L’idea di potermi cimentare nella realizzazione di un oggetto che adoro è stata senza dubbio stimolante, tuttavia non nascondo di aver avuto anche un pizzico di perplessità, dovuta alla consapevolezza di affrontare qualcosa di completamente nuovo ed incerto per me.

Qual è stata la difficoltà maggiore?
Ogni pezzo della moto è stato ricavato dal pieno, ovvero prodotto da un unico blocco, senza l’utilizzo di saldature, con le nostre macchine utensili. Per fare ciò, è stato necessario disegnare completamente da capo la moto, riproducendone i pezzi in 3D. Questa è stata una delle fasi più complesse, della quale mi sono occupato personalmente. Un’altra difficoltà che ho riscontrato è stata quella di dover necessariamente rispettare alcuni parametri, come la ciclistica, il passo o l’avancorsa, al fine di preservare sicurezza e funzionalità, che non potevano essere modificati per far sì che si adattassero al nostro prototipo.

La soddisfazione più bella?
Sono stato davvero compiaciuto nel realizzare che, dopo un anno di lavoro, il primo prototipo è piaciuto a tutti i colleghi in azienda, solitamente molto critici. Anche il Presidente Walter Tosto si è complimentato con tutta la squadra per l’estetica ed il design ed io non avrei potuto avere conferma migliore. Per di più è stato soddisfacente vedere il cambiamento delle persone dei singoli reparti, dalla saldatura alla fresatura fino al trattamento termico, che, di fronte alle richieste di creazione e lavorazione dei pezzi sono passati dalla titubanza iniziale alla naturalezza e al divertimento, operando in tempi sempre più brevi. Questo ha rafforzato in me la consapevolezza che la nostra squadra, con le sue conoscenze e competenze è in grado di creare qualsiasi cosa, senza limiti.

Visita il sito web